In Argentina siamo attivi nel campo della tutela della risorsa idrica e dell’accesso all’acqua potabile, con lo scopo di contribuire al miglioramento della qualità della vita della popolazione locale; alla riduzione della mortalità e della morbilità delle malattie collegate al mancato accesso a fonti di acqua atta al consumo umano.
La popolazione alla quale ci rivolgiamo è rappresentata dalle comunità andino-indigene dei deserti della Puna salteña, sulla catena montuosa delle Ande; le comunità originarie Wichi e Chorote del Chaco salteño all’interno della seconda foresta tropicale più grande dell’America Latina dopo l’Amazzonia fra Argentina, Paraguay e Bolivia. (Tra l’altro soggetta ai più alti tassi di deforestazione del mondo, dovuta alle piantagioni di soia Ogm).
Ci occupiamo di scavo di pozzi, opere di manutenzione, ripristino o installazione di cisterne per la raccolta di acqua piovana, realizzazione di relativi acquedotti o reti idriche nei villaggi rurali, la formazione di tecnici e la formazione di competenze per preservare un bene tanto prezioso.
Il problema della disponibilità della risorsa idrica potabile e sicura per queste popolazioni è la condizione imprescindibile per qualsivoglia progetto di sviluppo ed un elemento irrinunciabile per garantire sussistenza e dignità di vita. La carenza e la scarsa qualità dell’acqua insieme a sistemi sanitari inadeguati hanno, tutt’oggi, un impatto negativo sulle opportunità di vita di queste popolazioni che accedono a scarse fonti di acqua contaminate o da escrementi animali, o da agenti contaminanti prodotti dallo sfruttamento di queste terre con la conseguente insorgenza di malattie ed un’elevata mortalità infantile. Nel 2020 l’emergenza sanitaria Covid-19 ha reso ancora più drammatica l’evidenza dei numeri nelle zone ad alto rischio (Rapporto del Programma di monitoraggio congiunto dell’Oms e dell’Unicef, “Progress on drinking water, sanitation and hygiene in schools. Special focus on Covid-19”).
Un focus importante, oltre al primo intervento strutturale per l’intercettazione e l’accesso dell’acqua potabile, riguarda la formazione di comitati responsabili delle fonti d’acqua all’interno delle comunità, incontri di sensibilizzazione, attività di formazione tecnica e tecnologica, monitoraggio regolare per la qualità del lavoro svolto e della risorsa stessa affinché si sviluppi la capacità ,delle comunità stesse, di assumersi la responsabilità della costruzione, del funzionamento e della manutenzione delle fonti d’acqua.
Siamo presenti in delle tavole di lavoro in cui sviluppiamo, proposte risolutive per il miglioramento della vita grazie anche al lavoro di advocacy di cui siamo promotori.
Contesto locale
La Puna Salteña. E’ una regione che si trova all’interno delle Ande nella provincia di Salta, è considerata un deserto di alta montagna in quanto di giorno si registrano temperature elevate che possono scendere di diversi gradi la notte, con un’escursione termica diurna che arriva anche a 30ºC, è molto ventoso e le precipitazioni sono scarse. La terra è arida e rocciosa e le condizioni climatiche rendono difficoltosa la coltivazione delle terre, l’allevamento del bestiame e il reperimento di acqua potabile; quest’ultimo rappresenta una delle maggiori problematiche che affligge la popolazione. Non c’è sviluppo economico per cui le famiglie realizzano degli oggetti di artigianato che vendono nella strada principale che da Salta capitale attraversa la provincia per arrivare in Cile.
Santa Victoria Este. Si trova all’interno della foresta del Chaco salteño ed è una località di tripla frontiera al confine tra tra Bolivia e Paraguay. Oltre 250 mila ettari di foresta abitati dalle comunità originarie Wichi, Chorote e Toba principalmente. Il Pilcomayo è il grande fiume che inonda nei periodi di piena, crea disastri, costringe all’evacuazione migliaia di persone ogni anno e viene monitorato costantemente. Ma al di là di questo, è anche la principale fonte di alimentazione per la pesca che viene praticata dalle comunità che vivono ai margini. Queste comunità sono “raccoglitori”, vivono di ciò che offre foresta, caccia, allevamento e agricoltura. Le stagioni secche si alternano a quelle umide e le piogge sono rare, concentrate nel periodo estivo, ma molto intense. Il caldo è forte con 45° e la penuria d’acqua, rende molto difficile le condizioni di vita che sono aggravate da una scarsa alimentazione. I bambini soffrono maggiormente questa situazione e i casi di denutrizione e disidratazione sono frequenti, ed è questa una delle cause di principali morte in questi luoghi. Le strutture di assistenza sanitaria, ospedali, centri di salute, sono insufficienti per rispondere alle esigenze del territorio.
Il terreno è argilloso ed è sufficiente poca pioggia per rendere il cammino impercorribile creando l’isolamento delle comunità dai principali servizi, ospedali, scuole, mercati. Sono centinaia le comunità che vivono in questa zona e contano un totale di circa 20.000 persone. Le infrastrutture sono insufficienti, i pochi pozzi dislocati nel territorio non riescono a rifornire tutte le comunità, inoltre il problema della contaminazione delle falde acquifere da sale principalmente rende queste acque inadatte al consumo umano. Le comunità quindi sono costrette ad aspettare il rifornimento da parte del governo o dell’esercito di alcune cisterne in loro possesso, o ad abbeverarsi in delle pozze naturali create dal fiume, ma queste acque sono fortemente contaminate da parassiti che creano gravi problemi di dissenteria e quindi ulteriore disidratazione. La carenza di acqua inoltre è causa principale di ritardi delle funzioni cognitive soprattutto nei primi anni di vita del bambino. Il comune, per fronteggiare le emergenze, quando possibile, ricarica con i propri mezzi, le cisterne che sono state donate da alcuni programmi governativi o da organizzazioni private per il sostentamento delle minoranze etniche che vivono disperse nel territorio.