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03 GENNAIO 2009 – DANIELE MACULAN CI RACCONTA LA SUA ESPERIENZA DI VOLONTARIATO SULLE ANDE ARGENTINE

3 Gen 2009

30.11.08_danielemaculan.jpgCiao a tutti! Mi chiamo Daniele, ho trent’anni, vivo nel nord-est e da qualche giorno sono ritornato a vivere nella mia fredda casetta in collina. Dove sono stato? Dall’altra parte del mondo, per osservar le cose da un altro punto di vista. Io e la mia ragazza Lara abbiamo trascorso un mese in mezzo a una trentina di bambini nel comedor infantil di Las Cuevas, nella provincia di Salta, in Argentina.

 E’ la nostra prima esperienza come volontari, e di certo non sarà l’ultima! Suppongo che, voi lettori, possiate immaginare cosa ci ha portato a una tale scelta, ma nel dubbio lo ribadisco. Penso che qualsiasi cosa scrivessi, ruoterebbe attorno ad un unico concetto cardine: la prioritaria necessità di riordinare una scala dei valori, paurosamente e palesemente in disordine!
Com’è Las Cuevas? Incantevole! 3200m. s.l.m., 115Km di polvere dal primo telefono, sole e vento…sempre! Cielo e colori: di vernice fresca. Nuvole: così di fretta da non fermarsi nemmeno per un caffè! Acqua: poca e preziosa. Alberi: più o meno 3. Erba: solo sino a pochi metri dalla poca acqua e tanto stopposa e coriacea da farti ogni 2 passi lo sgambetto! Più capre e pecore che anime, qualche cane pastore e asinelli come mezzi di trasporto privato. Un comedor, una scuola, 5/6 case fatte di terra mescolata all’erba di prima e una chiesa/capitello che viene aperta una volta l’anno, per celebrare un’unica messa per battesimi, comunioni, cresime, matrimoni e processione per la festa del santo patrono! Naturalmente, sempre se si riesca a farsi prestar il sacerdote! Dopodiché, fino all’anno prossimo non se ne parla più. Ah! Quasi dimenticavo il cimitero, anche quello di polvere. Tutto il resto è una distesa di cactus e spine di varia fattura, pietre, molte delle quali posizionate sopra i tetti per non far decollar tutto, tanta terra “a vista” di 2/3 tonalità e… polvere.
E in un tal contesto “Lunare”, com’è la gente? Come la flora e la fauna, vive di niente. E’ forte e concreta. D’altronde per il superfluo, qui non c’è spazio. Quel ché s’avverte e affascina all’istante, è quanto queste anime siano sane di testa e di cuore, oltre che di fisico. Rispetto, dignità, empatia, comprensione, vengono lanciati insieme ai primi sorrisi e intesi, da noi stranieri, senza ombra di malinteso. Certo, anche in questi luoghi dove tutto è alla luce del sole, esistono ombre, ma sempre ben definite. La mimica facciale e la postura fisica di questa gente, sottintende un atteggiamento mentale, di base, positivo. In loro compagnia o anche semplicemente al loro cospetto, senza dialogare quel che si capta è tranquillità, serenità, genuinità, non di certo ansia, disagio o ambiguità. Eh! Molti miei conoscenti, senza ascoltar oltre, con perplessità e arroganza potrebbero dire: “-Ma che cosa avranno mai da ridere?- Si rendono conto di dove vivano?- È perché non hanno mai messo il naso fuori dal deserto che credono d’esser felici, se vedessero cosa c’è fuori!- Poveretti!- Non vorrai mica dire che quelli hanno capito qualcosa più di noi?- Se vuoi mettiamo in discussione anche certezze come il fatto che la terra è piatta e che il sole gira attorno ad essa? Allora? Buttiamo via secoli di storia e di scienza?-“. Meglio che torno a noi e alle mie impressioni. Potrei scrivere pagine su quel che m’ha toccato di quei luoghi, sulle conferme che mi sono giunte, sulla pace d’animo che ho provato, sulle paure che ho compreso…ma sbaglierei.
Quel che vorrei descrivere, sono tutte emozioni! Le emozioni non possono esser descritte a parole. Le parole sono razionali, le emozioni no! Intere raccolte scritte non renderebbero l’idea di cosa sia l’amore, a una persona che non lo ha mai provato. Quel che ho sentito, arriva dal “di dentro”!  È soggettivo e in relazione al personale percorso che ognuno di noi ha imboccato. Non lo posso scrivere! Lo so! Sto divagando come mio solito. Non vi ho fatto ancor nessun resoconto di come realmente funzionano le cose nel “comedor”, né dell’ottimo lavoro della FUNIMA, né del nostro lavoro all’interno della struttura e nemmeno di come siano quegli angeli dei “niños” ma… perdonatemi! Ora, dopo cosi poco tempo dal ritorno in patria, il cuore è ancor oltre oceano, tutto è in elaborazione, finalmente con sempre minor razionalità e come non mai la realtà mi è relativa. In parole comprensibili: non m’atterrei ai fatti!
Tutte le difficoltà e le limitazioni congenite di quei luoghi, che sotto il metro dell’occidente sono enormi, tutti i fastidi che la “puna” il mal d’altitudine ci ha provocato (febbre, vomito, dissenteria e affaticamento), tutto il catarro e la tosse che per l’intero mese m’ha accompagnato e non m’ha fatto dormire, causato dalla polvere e da un’umidità dell’aria insignificante… tutto ora, riesco a vederlo solo come dei strumenti utilizzati per aumentare consapevolezza. Ero partito con l’intento di dare. Alla bilancia ora, sono 10 volte più quel che ho ricevuto. In quel luogo, non manca niente. Le carenze e i problemi sono qui, non là! Cosa sto cercando di dire? Probabilmente che il volontariato, come qualsiasi altro comportamento “pro-vita”, serve a cambiare noi stessi, non tanto i luoghi e le persone dove portiamo la nostra opera. Il lavoro è sempre e comunque su noi stessi! Io non ho cambiato la situazione di Las Cuevas, anzi spesso mi sono chiesto se le forze che impiegavo, fossero realmente utili e ben indirizzate.
Las Cuevas invece, ha cambiato me. Il vento onnipresente che riusciva a far cantar persino i cactus, l’affetto imbarazzante che quei bimbi m’hanno donato, il sole così intenso da bagnarti e nutrirti, l’amore, lo spirito, la disponibilità che nonna Cely e tutte le persone che ruotano attorno alla FUNIMA ti mettono a disposizione, il ritmo con il quale la vita trascorre in quei luoghi, i contatti che ho avuto con la gente e gli animali indigeni a  me sconosciuti, ma stranamente familiari…
m’hanno cambiato. Cosa m’hanno cambiato? L’atteggiamento mentale naturalmente.
Ho ricevuto ennesime ed eclatanti conferme di quanto siamo complici ed influenzabili dalle “interazioni di campo”: dobbiamo far molta attenzione alle nostre credenze e a quello che pensiamo! Perché, di conseguenza, attireremo a noi le situazioni e le persone compatibili, come delle calamite. Ci cuciremo cosi addosso il nostro destino, del quale siamo i soli e unici fautori.    Prendiamo consapevolezza di quel che siamo e dell’enorme potere che noi tutti deteniamo.
Potere che dobbiamo imparare a riconoscere e utilizzare, abbattendo cosi l’antico, radicato e da troppi sottoscritto archetipo che dice: Non hai alcun potere di cambiare le cose!
Mettiamoci in ascolto! Tutte le risposte, le soluzioni, sono a portata di mano!
Sono sempre state dentro di noi!
Per guarire si deve fare, per fare si deve sentire: sentire é guarire.
A questo punto potrei citarvi altri diversi affascinanti e risaputi concetti e come, attraverso questa esperienza, li ho compresi un pochino di più… ma servirebbe a poco e ve lo risparmio.
Tra “sapere” ed “esser consapevole”, c’è di mezzo un mare da attraversare…ognuno per proprio conto. Non esiste la formula universale per arrivar a una qualsivoglia illuminazione.

Io, per capirci qualcosa in più, ho preso 3 aerei! A voi, che sicuramente detenete altri metodi, vi si potrebbe accendere una lampadina…mentre fate pipì! Perché no!
Ora ci sta giusto un vecchio detto Zen che ho letto da qualche parte: “Inspirando tocchiamo il Cielo, espirando tocchiamo laTerra”. Sono due aspetti di una stessa cosa: il respirare. Quando avremo lasciato perdere l’essere o il non essere, entreremo in contatto con noi stessi, comprendendo che la nostra realtà è composta da molteplici realtà.
Bene, se non avete compreso niente di questa caotica lettera e tanto meno di com’è
Las Cuevas…meglio! Ora avete la scusa per partire e andar a vedere di persona…senza delegare!
Sapete cosa mi rimarrà nel cuore come riassunto di quel che ho compreso in questo viaggio…in
un presunto deserto?
Lo spettacolo commovente dei cactus in fiore!!
Daniele Maculan   30/11/2008